Abbandonato per strada a soffrire, vecchio e malato, pieno di bigattini
che gli hanno lacerato la pelle per penetrargli nelle ossa, pieno di
dolori e di tristezza, ultimo tra gli ultimi di un sistema solo da
condannare ma che mai riusciremo a combattere.
Un povero cane vecchio
e malato, un essere invisibile che non desta la pietà di nessuno.
Una
persona lo ha visto e ha chiamato la Asl, un veterinario lo ha portato
al Canile e gettato in un box e noi, ultimo anello di una catena
pesante e insopportabile, ci siamo ritrovate ad alleviare gli ultimi
istanti di un angelo vecchio e stanco.
Lo abbiamo pulito, fatto
medicare e curare, abbiamo cercato di alimentarlo, lo abbiamo aiutato
nei suoi bisogni, lo abbiamo aiutato a camminare e a dormire con la
speranza di trovare anche a lui un posto dove morire in pace e
dignitosamente, ma il piccolo Thorne ci ha lasciato, tra gemiti di
dolore e l'indifferenza di chi dice di fare il volontario e si lava
la
coscienza sul sudore dei veri volontari e di un sistema che noi tutti
conosciamo che fa degli animali un numero da inserire nel report
giornaliero.
Thorne è andato via e si è portato il nostro amore dietro,
si è addormentato alla fine di una tormetata agonia, che non siamo
riusciti ad alleviare con nulla.
Questa è la realtà in cui viviamo dove
ogni singolo cane che entra diventa la tessera insostituibile del
mosaico del nostro cuore, un mosaico ormai distrutto dalla solitudine.
Questo è uno dei tanti cani di L'Aquila, anime vaganti in cerca di
un
posto dove vivere felici o morire in pace.
Come il povero Thorne che
ha urlato il suo dolore per due giorni prima di chiudere gli occhi e
raggiungere il suo Paradiso.